Monthly Archives: Aprile 2019
CORVIANO
COORDINATE
42.4823891, 12.2017991 (ruderi del castello)
A Corviano numerosi villaggi sulla via Ferentana
A breve distanza dal torrente Vezza si svilupparono nell’antichità numerosi villaggi i quali in epoca romana furono collegati tra loro da un tratto della via Ferentana (procedente da Ferento verso Faleri Novi). Alcuni di questi villaggi rimasero in vita anche nel medioevo e tra le zone che presentano una maggiore quantità di emergenze archeologiche è quella in cui sorse l’insediamento di Corviano.
Corviano monumento naturale
Corviano è un’area archeologica molto vasta e molto suggestiva sia dal punto di vista archeologico che naturalistico, tanto che è Monumento Naturale: circa 70 ha di territorio estremamente peculiare sia sotto il profilo naturalistico che per le emergenze archeologiche. La zona è interessata da profondi crepacci prodotti da remoti sconvolgimenti tellurici ed è quasi totalmente ricoperta da una boscaglia di querce e da un fitto sottobosco cespuglioso.
Archeologia: case, mura, pestarole, un castello
Vi si conservano un cospicuo raggruppamento di antichissime case rupestri (in alcuni casi riutilizzate fino in epoche recenti); resti di cinte murarie etrusco-romane; un vallo; una necropoli con tombe a fossa antropomorfa; pestarole; i ruderi di un castello medievale, di tre chiese e di un mulino di epoca medievale.
Spettacolari strapiombi rocciosi
L’altopiano di roccia vulcanica su cui sorge Corviano è naturalmente munito da alti strapiombi rocciosi: pericolosi (quindi massima attenzione a sporgervi!) ma stupendi, spettacolari e pittoreschi!
Corviano nel medioevo
Il sito di Corviano nel medioevo fu a lungo possesso dei Benedettini dell’Abbazia di S. Andrea in Flumine. Per le sue caratteristiche strategiche il luogo è stato occupato fin dall’alto medioevo con la costruzione di un muro, di cui rimangono ancora visibili alcuni tratti (grandi blocchi di 1,80 metri di spessore), costruito intorno all’abitato. Una chiesa ad unica navata con abside e una necropoli con sepolture antropomorfe “a loggetta”, in sarcofago o scavate direttamente dal masso, testimoniano ulteriormente la frequentazione del sito fin dal primo medioevo, periodo in cui Corviano può essere inserito nel sistema difensivo della fascia di confine tra Bizantini e Longobardi, tra fine VI e VIII secolo. Una serie di cavità rupestri con ingressi parietali è ancora visibile sui versanti est e sud e attesta la frequentazione del pianoro, senza poter escludere naturalmente il riutilizzo di cavità preesistenti.
L’insediamento medievale appare citato nelle fonti alla fine dell’XI secolo, le emergenze monumentali che oggi si vedono sul pianoro vanno dall’XI al XIV secolo.
Dott.ssa Francesca Pontani
Archeologa, comunicazione digitale
IL TUMULO DI POGGIO GALLINARO – TARQUINIA
COORDINATE
42.271340, 11.788741
Poggio Gallinaro in età Orientalizzante
Il Tumulo etrusco di Poggio Gallinaro è un tumulo etrusco di età Orientalizzante (VII secolo a.C.) e secondo studi recenti il titolare sarebbe stato colui che rese monumentale, dal punto di vista urbanistico e simbolico, La Civita, l’antica città etrusca di Tarquinia. La città sacra per eccellenza per il popolo Etrusco perché fu proprio presso La Civita che, da una zolla di terra, balzò fuori Tagete: il giovane-vecchio (giovane nell’aspetto ma dai capelli bianchi e dotato di una saggezza pari solo ad un uomo anziano) che dettò a Tarchon, lì presente i precetti dell’Etrusca disciplina.
Poggio Gallinaro esattamente di fronte “La Civita”
Monumentalità della tomba di Poggio Gallinaro e gli oggetti del corredo ci raccontano di questo importante esponente dell’etrusca Tarquinia: plettri in avorio, statuine d’impasto raffiguranti le “piangenti” e due modelli miniaturistici di ascia bipenne in bucchero documentano infatti un rito funerario legato alla particolare rilevanza sociale del defunto.
Inoltre il tumulo monumentale svetta su un’altura posta esattamente di fronte La Civita: a indicare simbolicamente il dominio della zona da parte di una famiglia gentilizia, fortemente legata alla città.
Secondo una recente ipotesi il defunto qui seppellito potrebbe essere stato proprio lui il promotore dell’area sacra monumentale situata al centro del Pian di Civita.
Quindi sarebbe stato il titolare di Poggio Gallinaro colui che ordinò il seppellimento del deposito votivo principesco costituito dai simboli di potere etruschi: l’ascia, lo scudo e il lituo in bronzo (conservati al Museo etrusca nazionale di Tarquinia).
Un gesto simbolicamente estremamente potente, di presenza fisica, su quel luogo sacro per eccellenza nella storia del popolo etrusco.
Il Tumulo di Poggio Gallinaro: un’unica camera
La sepoltura di Poggio Gallinaro presenta un’unica camera, accessibile attraverso un ampio vestibolo, con scalinata che scende verso il basso. La cella funeraria è stata completamente costruita all’interno del banco roccioso di arenaria appositamente scavato. Le pareti sono costituite da blocchi squadrati in calcare, messi in opera senza malta.
Dott.ssa Francesca Pontani
Archeologa, comunicazione digitale
IL SENTIERO FUCSIA – BARBARANO ROMANO
COORDINATE
42.258407, 12.083498 (inizio sentiero)
Nel Parco regionale Marturanum di Barbarano Romano ci sono dei sentieri segnalati con colori diversi: uno di questi è il sentiero fucsia che attraversa la necropoli rupestre di San Simone, costeggia il pianoro dell’antica città etrusca e sale sulla radura dove è presente la chiesa medievale di San Giuliano con accanto il cosiddetto Bagno Romano di epoca romana.
L’area archeologica di San Giuliano
La piccola altura tufacea sopra l’area archeologica di San Giuliano prende il nome dalla chiesa romanica. Il pianoro è circondato da tante necropoli rupestri avvolte dalla bella vegetazione che ricopre i ripidi costoni rocciosi. Si tratta infatti di un’area occupata con continuità fin dalla tarda età del Bronzo e soprattutto in epoca etrusca con il periodo Orientalizzante e Arcaico. Del Medioevo resta la chiesa e alcuni filari delle mura difensive, e poi resti di canali e di pozzi per il drenaggio delle acque, anch’essi frutto del rimaneggiamento di impianti preesistenti etrusco-romani.
L’antica città etrusca di San Giuliano
L’antica città etrusca di San Giuliano era su un pianoro tufaceo con pareti a strapiombo, ottime per la difesa. Si ipotizza di identificarla con il centro di Cortuosa, citato da Tito Livio (VI,4,8-9), o di attribuirle il nome di Manturanum, Marturanum, ricordato come sede vescovile nell’alto Medioevo. L’esistenza della città etrusca è provata dai tratti di mura, dal sistema idrico per il drenaggio con cunicoli e cisterne, una delle quali ampliata in età romana (il cd. Bagno romano), da alcuni percorsi stradali che collegavano San Giuliano ai colli circostanti e dalla grande necropoli le cui tombe si susseguono dalla metà del VII al III secolo a.C.
La Chiesa di San Giuliano
La chiesa di San Giuliano (XII secolo), è il risultato di molti interventi subiti nei secoli. Annesso c’è l’edificio a due piani che fu il romitorio per una piccola comunità di monaci eremiti presenti fino al XIX secolo. Splendide le pitture: figure di santi, una Madonna col Bambino, un Cristo in mandorla. La denominazione dell’area archeologica prende il nome dal Santo a cui è stata dedicata la chiesa: San Giuliano Ospitaliere, raffigurato come un giovane cavaliere senza armatura tranne la spada, con un mantello, lo stendardo e l’aureola.
Il “Bagno romano”
Al cosiddetto Bagno romano si accede tramite una lunga e ripida scalinata alla fine della quale si è conservata l’imboccatura di un cunicolo: esempio dell’abilità idraulica etrusca e poi romana, nella realizzazione dei lavori di bonifica e di drenaggio dei terreni. Il grande ambiente che si apre ai nostri occhi è un’opera idraulica inizialmente usata come struttura di raccolta per l’acqua che veniva attinta dall’imboccatura di un pozzo, sulla quota di campagna. Successivamente la stanza per la conservazione dell’acqua fu ampliata e modificata con la realizzazione di una gradinata nella vasca, per utilizzarla come bagno.
Dott.ssa Francesca Pontani
Archeologa, comunicazione digitale